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Servite Domino in laetitia
Mons. Antonio Napolioni
“Papa Francesco ha chiamato un parroco dall’antica Chiesa di Camerino-San Severino Marche per guidare nella carità la bella diocesi di Cremona. Veramente la realtà è sempre superiore alle nostre idee. Lo Spirito sempre ama e guida la sua Chiesa, anche in questo tempo. Allora il dono della fede apre all’obbedienza, in un abbandono cordiale a quella che, per me e per voi, oggi è certamente la volontà di Dio”. Si presenta, così, monsignor Antonio Napolioni, nel suo primo messaggio alla diocesi. “Teniamo fisso lo sguardo su Gesù, che ci viene incontro, ci precede sempre. Lui è il Pastore, l’unico Sacerdote, il Vangelo sempre vivo, Lui il nostro presente e il nostro futuro. Lui mi si mostrerà nei vostri volti, nella ricchissima vicenda umana e cristiana di tante comunità. Il Risorto, ci chiama alla gioia del Vangelo, e siamo grati a Papa Francesco per come la comunica con la parola, la vita, le sue scelte pastorali, con la missione che mi affida: ‘servire il Signore nella gioia’ (Salmo 99,2). Dietro questo motto, ripenso a quando, giovane educatore scout, scoprii che la gioia del servizio traeva il suo fascino proprio dal Signore Gesù, indicandomi un percorso di vita che poi ho condiviso con tanti. E che ora si ripropone, esigente e attraente, anche con voi. Annunceremo in ogni modo che la vita è dono, vocazione e missione”. Ricordando la figura di don Primo Mazzolari ha specificato: “Seguirò con passione l’iter della sua auspicata beatificazione. Profeticamente egli affermava che ‘niente è fuori della paternità di Dio, niente è fuori della Chiesa’: con grande rispetto per il pluralismo contemporaneo, sarà questa la ragione di un dialogo schietto con gli uomini e le donne del territorio, della cultura, delle Istituzioni”. Non poteva mancare un richiamo al patrono sant’Omobono: “Il Vescovo non è certo un’autorità mondana, ma un umile segno della passione cristiana per tutto ciò che è umano. La figura di Sant’Omobono continui ad ispirare la formazione di un laicato che sappia spendersi anche nella cura della casa comune, in quell’alta forma di carità che è il servizio della politica, senza il quale si perdono il senso della democrazia e della giustizia sociale. Il sole con le lettere IHS (Iesus Hominum Salvator) esprime la centralità di Cristo, sole che sorge e che dà vita. Cristo Signore è “lumen gentium”, il cui fulgore non può essere vinto dalle tenebre del mondo. Il monte oltre a rimandare al contesto in cui il Vescovo è cresciuto, evoca l’esperienza dell’incontro con Dio, luogo di trasfigurazione. Le due onde azzurre richiamano il fiume che bagna Cremona, il Po. Inoltre, dal tempio di Cristo e della Chiesa (che coinvolge pienamente il Vescovo nella sua apostolicità) sgorga un fiume di grazia. Il giglio oltre ad onorare Paolo VI, il Papa del Concilio Vaticano II, rimanda al nome Antonio (che significa anche: fiore) e all’esperienza scout che ha segnato il cammino umano e cristiano del Vescovo
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